Ministero per i Beni e le Attivitą Culturali
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LE SCUOLE DI ARCHIVISTICA, PALEOGRAFIA E DIPLOMATICA
TRA PASSATO E FUTURO

Presso 17 Archivi di Stato (Bari, Bologna, Bolzano, Cagliari, Firenze, Genova, Mantova, Milano, Modena, Napoli, Palermo, Parma, Perugia, Roma, Torino, Trieste, Venezia) sono attive le Scuole di archivistica, paleografia e diplomatica, la cui denominazione si deve al d.p.r. 30 settembre 1963, n. 1409, che la sostituì a quella di Scuole di paleografia e dottrina archivistica, risultante dal regio decreto intitolato “Regolamento per gli Archivi di Stato”, del 2 ottobre 1911, n. 1163. Ancora fondate sul Regolamento approvato con questo decreto, le scuole svolgono corsi biennali, al termine dei quali gli allievi sostengono un esame il cui superamento dà diritto al rilascio del diploma. Il titolo, valido agli effetti di legge e riconosciuto in termini di crediti dalle facoltà universitarie umanistiche, non dà immediatamente accesso alla Pubblica Amministrazione, per la quale è richiesto un concorso pubblico.
L’antico regolamento, formalmente ancora in vigore, legava strettamente la formazione dei nuovi archivisti alla pratica dei lavori d’archivio e al contempo alla frequenza della Scuola (art. 23), che tuttavia non era riservata al solo personale interno, potendovi accedere anche studenti esterni che avessero compiuto gli studi liceali. La commissione d’esame, presieduta dal direttore dell’Archivio, era costituita da due professori di lettere e di storia scelti dal direttore fra gli insegnanti delle scuole medie o fra i funzionari delle biblioteche statali, e da un delegato del Ministero dell’interno, organo dal quale dipendeva la stessa amministrazione archivistica. Per collegare l’insegnamento e la pratica, le lezioni teoriche dovevano essere accompagnate da “esercizi pratici” in ambito paleografico e archivistico.
I programmi delle scuole, illustrati in una tabella allegata al decreto, si articolavano in quattro materie: paleografia latina, dottrina archivistica, diplomatica, discipline ausiliarie (metrologia, numismatica, araldica). La dottrina archivistica comprendeva materie di diversa natura: storia degli archivi e teoria archivistica, metodologia e strumenti del lavoro archivistico (“definizioni e norme generali per l’uniformità” dei principali lavori archivistici), storia delle istituzioni politiche e amministrative di ambito regionale e italiano, legislazione del settore e organizzazione degli archivi italiani, conservazione del materiale archivistico, nozioni sugli edifici degli archivi e sul loro arredamento, doveri degli impiegati degli Archivi di Stato.
L’esame consisteva in due prove scritte, rispettivamente di paleografia e di archivistica, e prove orali di paleografia, archivistica, diplomatica e discipline ausiliarie.
Oggi, in un contesto legislativo, istituzionale, sociale e culturale differente, le scuole di archivistica, paleografia e diplomatica tentano di far fronte, senza il sostegno di un adeguato quadro normativo, a una nuova domanda di formazione, che impone di far i conti con un mondo molto cambiato rispetto a cento anni fa: dalle trasformazioni intervenute nell’organizzazione, nelle modalità di lavoro e nel bagaglio culturale della pubblica amministrazione e del mondo degli archivi, all’intensificarsi dei rapporti interdisciplinari, alla crescente integrazione anche culturale del nostro paese in contesti internazionali, al rapido rinnovamento tecnologico, alle moderne tendenze e regole del mercato del lavoro.
Da tempo ci si interroga sulle caratteristiche che la figura professionale dell’archivista, non più soltanto interna al pubblico impiego, sta via via assumendo. Si avverte allo stesso tempo il bisogno e di una profonda riorganizzazione, nelle cui more le scuole sperimentano, dinanzi a una domanda quantitativamente stabile o in crescita, una diversificazione e un arricchimento dell’offerta formativa, con cui cercare di andare incontro alle nuove esigenze.

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